Versi diversi

EPIGRAMMI, SATIRE, AFORISMI, LIRICHE, RITRATTI E ALTRI DIVERTIMENTI

20 marzo 2006

Sei note prima dell'Opera

Riti propiziatori della bella cantante prima del debutto alla Scala
.
Si fa fa-re
sul sol-fà.
.
E' arcinoto tra gli addetti ai lavori del mondo dell'opera lirica, fino ad essere diventata una leggenda metropolitana, che le cantanti abbiano usato in passato e, sembra, usino ancor oggi, "schiarirsi la voce" e rilassarsi prima del concerto concedendosi su un divano del camerino a uomini di fatica, come macchinisti, comparse, datori di luci o pompieri. Le cantanti si sono sempre giustificate sostenendo che solo così riescono ad avere una voce "più limpida". Sarà...

Ma la biologia sperimentale sembra confermare questa antica tradizione del melodramma. Secondo lo studioso finlandese Jacques Waynberg il sesso prima di un evento sportivo è consigliato alle donne, come una sorta di doping improprio visto che innalza la concentrazione di testosterone.

La badante russa

Orbo, era orbo.
Calvo, era calvo.
Zoppo, era zoppo.
Bada – le aveva scritto – sono un mostro.
Ma alla donna, che badava a tutto,
piacque lo stesso.
Matrimonio in extremis.
Acquisto di nazionalità.
Carrozzina giù dal dirupo.
Casa in eredità.
Pensione di reversibilità.
Aveva badato a tutto

la badante russa.
.

Domeniche di paese

Passavamo le domeniche al bar
a guardare i culi delle donne.
Gli unici ad avere voglia di ballare
in quella calma piatta d’agosto.

Il no delle donne

Capricciosa, lo era fino al punto di contraddire
anche chi, pur di provocarla, la lodava

Carico limite

Navigare, era navigato
Ma a forza di ingoiare rospi
per piacere al capo, alla moglie e ai colleghi,
era diventato così pesante
da superare la linea di galleggiamento,
il carico limite della vita.
E affondò a poco a poco, senza un gemito.

Dissero ch'era stato un uomo di peso.

Onori agli ex

Aveva così tante volte detto male del Governo
Che poi, come ex, fu nominato ministro

Farsi guardare

Entrò nel salone con passo lieve
e tutti divennero statue di sale, folgorati dalla sua unica,
inarrivabile qualità:
così sgraziata e goffa,
legnosa e adunca,
così gonfia e panciuta,

e storta e zoppa che nessun velo al mondo
l’avrebbe mai coperta abbastanza.

Ogni veste, anzi, avrebbe
reso
irrimediabile ornandola,
quella stortura diabolica,
folle divertimento del Caso.

Mostro era e mostrandosi

faceva il mestier suo:
esser guardata.
Ma era nuda, per fortuna,
e così passò inosservata.

Pensieri freschi

A Valentino Zeichen*

Pensieri freschi salgono dai sandali d’estate
mentre il vento d’agosto simile a bora
sull’isola di Ercole discrimina i miei capelli.
Idee chiare e forti vengono sù dagli alluci
sillogismi contorti dalle dita mediane
aforismi pungenti dai mignoli.
E tutto moltiplicato per due,
perché voce e messaggio siano più forti.
Forse è per questo che al villaggio, quando parlo,
tutti mi guardano i piedi.

.

* E' stato proprio Zeichen, la cui poesia stralunata, paradossale e acuminata come una dimostrazione scientifica somiglia un poco alla mia, a teorizzare che i sandali, di cui ormai non può fare a meno, gli "schiariscono le idee" e gli "rendono il cervello più agile".

Condizione di non reciprocità

Caro amico,
apprendo
che sei sorpreso
del mio modesto successo.
Lasciami dire
che sono sorpreso
della tua sorpresa.
Ma che tu poi ardisca
esser sorpreso della mia,
questo no,
non te lo potrò mai
perdonare.

Mercato

C’era così tanta confusione in quel mercato
che non era chiaro chi era il venditore
e chi il venduto
.

La guerra degli occhi

Nel deserto dei sensi
vince il generale Rimmel

19 marzo 2006

Poesia e non poesia

Che Croce, gli fa male il Dante.
Presto, serve un dantista.


Teologia e filosofia appesantiscono molti versi della Commedia di Dante Alighieri. Perfino gli studenti di liceo si accorgono che in certe aride e pedanti descrizioni del poema c'è tutto fuorché poesia. Specialmente nel Paradiso, come avevano fatto notare i critici romantici. Sa tanto di artificio, di pesante struttura teologica. Pensate, per esempio, alla configurazione della "rosa", in cui dovrebbe culminare il Paradiso, se non sbagliamo. Ci siamo sempre rifiutati di studiarla, e neanche a farlo apposta proprio su questa fummo interrogati da un pignolo prof alla maturità. Per fortuna eravamo bravissimi in italiano e rimediammo con le altre risposte. Ma ci vendicò il grande critico e filosofo Benedetto Croce. Fu lui a teorizzare degnamente il rapporto tra poesia e non-poesia in Dante. Eppure, amcor oggi, i "dantisti" scolastici non riescono a guarire dall'inutile dolore dell'erudizione i poveri studenti. Verrà un giorno - auspicammo a diciott'anni - in cui Dante sarà "il più sopravvalutato dei grandi poeti", se non "il più grande dei proeti sopravvalutati". Anche per questo, non possiamo non dirci crociani.

Ritratto di Grazia Lago

POLI-ANAGRAMMA ACROBATICO. Ritratto (veritiero, assicura Grazia Lago) ottenuto collegando tra loro acrobaticamente in modo che avessero un qualche senso compiuto nove anagrammi casuali senza senso proprio (in grassetto) del nome della scrittrice (*).

Come a un gagà l’oziar t’è caro
tu che fanciulla stai a rimirar
il sasso e l’alga tra la spuma del mare.
Un pascià ti senti, che dico, uno
zar,
lì a Goa e ancor più giù nel Malabar.
Tre soli vizi hai:
gola, grazia e levità.
Tu la pace porterai in Israel:
và, suona la
lira a Gaza, go.
Tu eterna visionaria alternativa
casinista comunicativa
solista stonata di jazz a Pescara
nel concerto ("Lu cungert")
in piazza, l’
agorà
("giaz, pe’ S.Cetteo", dicono al bar).
Quale perfida amica
potrebbe dire che dai il meglio di te
sul Grande Raccordo Anulare
(GRA)
zia? Gola
profonda tu? Ma va là:
tu sei casta, castissima
e disdegni il trivio e il quadrivio.
Ma ora riposati in pace, fat girl,
tu che metti in versi
Zola,
garìga selvaggia d’erbe ispide e dolci
cardi, tre simboli hai nello stemma:
un appuntito
ago, i sacri Lari
e un gaz effervescente.
Fuggi la città, vaga tra i monti.
Dopo cascate e rapide e rivi tumultuosi
a te daranno infine
pace e
grazia
lago, bosco e tenere verzure.

.
(*) L'AVVENTUROSA ORIGINE DI QUESTA COMPOSIZIONE. Solo Ennio Peres, il matematico enigmista, mi può capire. Così mi consolavo elaborando questo difficilissimo puzzle con incastri semantici plurimi. Sul nome dell'amica scrittrice Grazia Lago, di cui volevo fare il ritratto, avevo trovato senza l'aiuto del computer solo nove anagrammi (v. i gruppi di parole in grassetto), tutti privi di senso. Apparentemente.
      Come collegarli tra loro in modo che avessero un significato? Costretto ad ad una arrampicata acrobatica sugli specchi con le dita sporche d'olio, mi sono salvato quando ho capito che potevo utilizzare gli anagrammi insensati inserendoli tra due frasi diverse, addirittura a cavallo di due versi. Con un uso sapiente della punteggiatura e della scansione metrica, i veri segreti del mestiere di questa acrobazia.
      Esempio. In un caso, tra verso 17 e 18, ho diviso addirittura in tre semantemi distinti la pur brevissima frase anagramma "grazia gola": GRA (per i romani era intuitivo) l'ho fatto dipendere come sigla tra parentesi da un precedente Grande Raccordo Anulare, zia l'ho messo come vocativo (e ci stava benissimo per l'amica scrittrice), e con Gola iniziavo una nuova provocatoria frase, perfettamente intonata anch'essa al carattere del soggetto.
      Un lavoro pazzesco, anche perché le parole o i versi di raccordo tra un anagramma e l'altro dovevano non solo giustificarli, ma anche dare nel complesso un ritratto veritiero e plausibile della scrittrice. Ma si vede che gli enigmisti sono capaci di dominare il Caos-Caso, fatto sta che, ricordo, l'incastro casuale e intuitivo fu veloce. In fondo non era in nuce la stessa creatività della poesia? Un esercizio di abilità per noi giocolieri delle parole, enigmisti o poeti: collegare tra loro i lampi apparentemente senza senso delle intuizioni. Solo che qui le acrobazie dovevo improvvisarle su parole misteriore come quelle della Sibilla Cumana o della Pizia, che non avevo scelto io, ma il Caso. E l'intuizione asservita al caso mi faceva inserire le parole di collegamento. 

      E perciò fu per me davvero inquietante leggervi "dopo", a creazione compiuta, un senso razionale e psicologico. Ma allora, perfino uno "invero laico" (anagramma significativo di Nico Valerio) scrive in una sorta di trance razionale, sotto dettatura del Logos? Avvertiremo Piero Angela... 
      Fatto sta che Grazia Lago, con mia meraviglia, ha sempre sostenuto di ritrovarsi perfettamente ritratta in questa descrizione dettata dal caso e dall'intuito dell'autore costretto a gestirlo. Autore che ha dovuto scegliere anche l'ordine degli anagrammi insignificanti. Davvero, la poesia a incastro plurimo più acrobatica e misteriosa del mondo.

Essere è non avere

Presbite povera
cerca miope tirchio.
Senza occhiali
gli estremi si toccano

Dialogo

– Tocca qui – fa lui.
– Non è questo il problema – dice lei
– Prendilo

– Ma no, la ragione vera è un’altra
– Tocca, ti prego

– E’ che tu sei evasivo
– Chìnati, dai

– Eppure dovremmo discutere noi due
– Su, rivòltati.

– Ma non vedi che il nostro rapporto è in crisi?
– Ma toccalo, perdio

– Non è questo il problema. Sai che ti dico?
...Noi due non comunichiamo abbastanza.
.

Vita agra

Gli avevano sempre detto che la vita è agra
ma lui non voleva crederci.
Finché un pomeriggio d’afa dietro una spiaggia
raggiunta a nuoto con fatica
per calmare l’arsura
volle provare il sapore dei giovani aghi di pino
messi lì per salvargli la vita.
Ed erano agri, sì, anche quelli.

Sud

Vivo in una città di uomini
e non nel senso di persone
ma proprio di maschi.
Qui le domeniche sembrano
giorni di Ramadàm
e i bus di sera
camion di reclute islamiche
puzzolenti e ottuse
uguali
nel cameratismo democratico
della volgarità.
Vivo in una città di maschi.

Sesso d'inverno

…ma l’offerta è tale
che non vale più la carne
a Carnevale.

Legge dell'adattamento

Fu casta e pura finché l’età e le circostanze la costrinsero.
Ma poi, per modestia, non ritenendosi così sfacciata
da eludere, lei sola, la darwiniana legge dell’adattamento,
iniziò a darla a tutti.

Compagno liberal

Liberale
non lo era mai stato,
ma quando le cose cambiarono
e i compagni al potere gli dissero
che bisognava darsi una ripulita,
insomma riciclarsi,
da libero che era
si fece liberal.
Poi gli morì
la zia capitalista,
ereditò il bar
e divenne liberista.
E quando fu denunciato
per un balzello non pagato
gli fu naturale
diventare libertario.
Finché una sera,
per una bionda
in un caffè di Torino
perse la testa
e fu libertino.

Il sofista bulimico

Mangiare era la sua specialità
Ma quando il dietologo affranto
gli spiegò che o digiunava o moriva
passò la notte insonne e poi all’alba decise:
avrebbe mangiato ancora:
ma solo cibo dimagrante.

Kopros

Al grande catabolita su cui poggia il Mondo

Atro tremulo tentacolo incerto
oscillante nell’ombra
di fenolo e ipoclorito
stalattite bruna
scaturita dalle viscere della vita
eterna colloidale rimembranza
di oscure diaboliche combinazioni alchemiche
fatale metronomo del roteare del mondo
calendario infallibile
per chi vive in pace con se stesso
inconfessato sfogo
che la bella donna in società
nasconde quanto più può in grembo
fino a soccomberne stravolta
testimone privilegiato
dei rari momenti d’abbandono
del manager sfiancato
e della puttana arida e cinica
tu presiedesti alle conquiste di Cesare
in Gallia e di Alessandro in Asia
tu fuoriuscisti con gusto discutibile
dal ventre opimo di Lucullo
come dal rinsecchito cerchio sfinterico
dell’asceta digiunatore a pane e acqua
o dai luridi orifizi del profeta Cristo
in Israele –terra, si sa, povera
di acque lustrali –
il quale era così poco santo
che non poté compiere il miracolo
di ignorarti o di non farti più esistere
tu nero voyeur della Storia
a stento ti cercasti una via
sotto le vesti della regina Vittoria
e ora ti liberi dalle assurde catene
sotto le caste mutande
d’una giovane suora di clausura
che gode, ahimé, quanto più può
nel ritardare la tua dipartita.
Triste per tutti il giorno
anzi maledetto
in cui non vieni alla luce
offuscato da corrusche nubi il cielo
del mattino in cui per intimo
putrido dissolvimento
troppo fluida consistenza assumi
liquido nero dei peccati del mondo
sentina dei mali della società del malessere
nobile ignobile escreto
figlio d’un uomo che ti nasconde
per ottuso pudore di se stesso.
Di te ben si può dire
che sei figlio
del figlio di Dio.

Per non dargliela vinta

Era così disperato
che non poteva neanche
suicidarsi.

Per non dargliela vinta.

La suora polacca

Suor Kandida era al servizio di Dio
e di padre Venceslao.
All'Altissimo
come sposa di Cristo

dava il davanti,
Al confessore

come peccatrice
il didietro.
Con questa spiegazione:
al padrone spetta la porta nobile

al personale l'entrata di servizio.

Alterno amore

Ci eravamo giurati alterno amore.
Prima di giovedì ti avrei invano desiderata
Dopo, avresti senza fortuna
cercato di sedurmi.
Chi ti ha detto che l’amore
è fatto di accordi?
a metà settimana si invertono
i poli di due destini segnati
uguali e contrari.
Davvero tutto va per il meglio
da quando ci siamo giurati
alterno amore

Lussuria

Delfino, il monaco biondo
della congrega
che aveva danzato nudo
per l’imperatrice Daìna
l’oscena
fu sorpreso dalla ronda
degli Astati
in tunica bianca
orlata di rosso
fuori ordinanza
con le braccia scoperte tatuate
e i braccialetti d’oro
ai polsi e alle caviglie
abbracciato a una colonna
ginecoforme
dai fianchi d’anfora
più sinuosa e aberrante
delle altre
nel tempio indù
laggiù
in un imprecisato e dolce
luogo d’Oriente.
A Cinecittà.

Viaggio per mare

Se la nave gonfia la tua camicetta matta al vento dell’Egeo
che tutto e nulla nasconde agli occhi degli amanti
posa senza voltarti la mano sul mio braccio
che ti cinge la vita a tradimento,
quasi che ignara da dietro ti offrissi alle voglie
del primo sconosciuto viaggiatore per mare
e lo sguardo perso nell’orizzonte già rosso
tutti i desideri, tutte le violenze
tutta la carne in te pietosa e morbida
volessi accogliere di tutti i maschi del mondo.

La suora irlandese

No, per quella parte no
è la Porta di Cristo.
Non vorrai farmi peccare?
Io sono sua sposa.
No, per quell’altra no:
è la Porta di Satana.
Non voglio andare all’inferno
è contronatura.
Ma a tutto c'è rimedio
grazie a Dio:
c'è la terza Porta,
e ho appena finito il digiuno….

18 marzo 2006

Sfinge, sibille e chimere*

ENIGMISTICA
(Soluzioni in fondo)
. .
L' ODISSEA (anagramma)
.
Un xxxx viaggiando per mare
Su una nave a vela
Poté infine riamare
Chi tessé la xxxx.
.
.
BEATA GIOVENTU’ (zeppa)
.
Su, allegri, ragazzi,
è il tempo delle xxxx:
ci penserà la vita a dirvi
che non è tutta xyxxx.
.
.

GESTO SACRILEGO (falso accrescitivo)
.
Quel tipo? Per esser strano, è strano,
anzi, un vero xxxxx da legare.
Pensate: con un sol colpo di mano
Ha spaccato un xxxxxxx sull’altare.
.
.

SCHIAVA DELLA MODA (zeppa)
.
Stanotte Ivana ha avuto una xxxyxxx:
nel sogno uno sceicco generoso
le regalava una stola di xxxxxx.
.
.

TRAVESTIMENTO (aggiunta iniziale (4,5)
.
Un po’ del cavallo e un po’ dell’asimo
si sforza d’imitar.
.
.

UN ABITO DIFETTOSO (scarto d’iniziale)
.
E taglia, e cuci,
ce l’ha messa tutta il yxxxx,
ma non s’era accorto
che più corto è un xxxx.
.
.
ERBIVENDOLO ESOSO (falso diminutivo)
.
Che prezzi! Adesso per una xxxx bianca
bisognerà compiere una xxxxxx in banca?
.
.

CRISI DELLE VOCAZIONI (doppio scambio di lettere)
.
Il nostro vescovo è xxxxxxxx
che le due giovani yyyyy di clausura
si sono chiuse in xxxxxxxx
solo perché hanno il yyyyy infranto.
.
.

UNA FUGA DISONOREVOLE (sciarada)
.
All’alba ferì in duello il conte Enrico,
poi, ovvero xxxx, per dirla al modo antico,
il capitano vincitor montò in calesse
e per una strada tutta curve ad x
fuggendo la luce del levante
puntò dritto a xxxxxxx..
Che dire, insomma, se non che fu arrogante?
.
.

LA PASSEGGIATA DELLA STREGA (cambi di lettera, 5)
.
In uno stradone alberato
due ampolle di vetro ho trovato.
C’era dentro una sostanza amara:
vi aggiungerò del nettare di zagara.
.
.

RIVALITA’ NELL’ORTO (due anagrammi a indovinello, 7)
.
Svelle il villico un cespo d’insalata,
riccia o liscia, che delizia ben oliata,
con sale e aceto, cruda o cotta va mangiata.
Ma il gitante che morde solo il suo panino
Soffia sulla fortuna altrui come le bisce.
Prova rancore: chi non lo capisce?

.
INDOVINELLO (dal web)
.
+ melo – + vengo –
x non venir + –
non melo – +o x lo – melo – –
.
SOLUZIONI
.
Odissea: tale-tela
Beata gioventù: mele-miele
Gesto sacrilego: matto-mattone
Schiava della moda: visione-visone
Travestimento: mulo-emulo
Un abito difettoso: sarto-arto
Erbivendolo esoso: rapa-rapina
Crisi delle vocazioni: convinto-convento
Una fuga disonorevole: indi-s-ponente
La passeggiata della strega: viale-fiale-fiele-miele
Rivalità nell’orto: indivia-invidia
Onan, l'aritmetico testardo
.
(*) Queste composizioni furono inviate alla Settimana Enigmistica, ma la risposta fu sorpredente: non pubblicabili perché la metrica poetica non è perfetta. Eppure avevo fatto tanto perché fossero molto ritmiche e musicali, certo più di molte cose che si leggono su quel settimanale. Davvero incredibile (e anche provinciale). Alla Settimana Enigmistica sono forse convinti di pubblicare Poesia? E poi, qualcuno li ha avvertiti che ormai solo i poetastri da banchetto nuziale nel profondo Sud usano ancora la metrica classica?

17 marzo 2006

My Cherie

E' una vera yankee da saloon
si fa chiamar da tutti Lady Jane
poi si pente e imita la Grecò
per sibilare "merde" e "tant pis".
Peccato che combini qualche guaio
e prenda Trade Union per trait-d'union
confondendo London con Paris,
e al bar pretenda il ghiaccio
"ice just ici".
"Come - fa il cameriere - proprio lì?"

Una e trina

La divinità,
disse un Gran Khan,
è una, anzi è trina.
Ma poi s'acquietò il latrato
e diventò latrina.

Terza via

Tra le brutte eleganti vogliose
di piazza di Spagna
e le belle pacchiane sdegnose
di periferia
scelgo una terza via:
le rosse, luminose,
ragazze di campagna.

16 marzo 2006

L'humour dei vecchi studenti

Frena il bus, e il soprassalto eccita
due vecchi signori in tweed.
Forse hanno ottant'anni,
e centenarie son le freddure
da studenti dell'ultimo banco
nella "Massimo d'Azeglio" di Carpi
nel Venticinque.
Come quel Giuseppe il montanaro
avvinazzato in taverna
detto "Pin de' Monte".
Quante ne raccontava
di boccale in boccale:
un'Odissea.
E le speranze avide
degli eredi di Leopardi
sul testamento ricco
dello zi' Baldone.
E l'eclettico Tasso Torquato,
detto Barbasso, che scava tane,
scrive versi e offre bacche velenose.
E che necrofila la prof d'italiano,
ricordi?, la Dellera:
"Sei nella terra fredda,
sei nella terra nera...
Fantini, quanti figli aveva Carducci?"
"Dodici, signora professoressa!".

Vicoli di notte

Fiotti di venti liquidi
la notte tersa d'aprile
scorrono per il vicolo sordo
risonante dietro il passo disperato
come la palestra vuota
alle voci altercanti dei ginnasti.

Il muro di Berlino*

Le pietre caddero a mucchi
dal Muro fatto dai crucchi.
Piansero lacrimoni grossi
gli occhi cecati dei rossi.
Ah, che destino villano:
come doleva il deretano!

.
* Scritto nel novembre 2004 a quindici anni dalla caduta del Muro di Berlino (novembre 1989), sulla Newsletter del Salon Voltaire. Quel muro abbattuto pezzo a pezzo, teatralmente, di fronte al mondo intero, fece più d'una rivoluzione: tolse anche l'onore, ammesso che l'avesse mai avuto, al comunismo. Che si sbriciolò e poi crollò su se stesso, come il muro, appesantito dalla propria stupidità.

14 marzo 2006

La fine del maoismo

"Glande Mao"
ripeteva con grazia
l'ambasciatore cinese
della Grande Muraglia.
Ora, però, a Pechino
è cambiato l'andazzo.
"Mao è glande"
vuol dire
giustamente
"Mao testa di cazzo".

Arpa d'amore

VENTI SECONDI PRIMA DEL CONCERTO
dedicato a Laura Antonelli
.
Rotola in scena la famosa arpista
nel silenzio greve dell'orchestra
a lunghi passi ancheggiando ventre in fuori
curve le spalle concavo il petto
da marinaio sgraziato e protervo
lei dissepolta mannequin morta tisica
disegnata da Erté nemico delle donne
allucinato sotto la frangia bruna
arde uno sguardo di brace
ironici pazienti lei sola
diva delle quarantasette corde
attendono i novanta pinguini tutt'intorno
e la famosa arpista s'alza la gonna
le gambe allarga con gesto maschio
aderisce col ventre volitiva
al tondo fianco della cassa armonica
ripete per miracolo di mìmesi
la curva schiena dal profilo carnale
e mirabilmente vi si adatta
avida serra le ginocchia magre
abbranca dell'uccello da rapina
con due tentacoli il corpo vasto e nero
e par che ansimi nel titillargli
i familiari segreti gangli a lei sola noti
e le pudenda giù in basso
di molti suoni generatrici
dà calci di passione ai sette piedi del mostro
finge di domarlo ma poi ne gode estasiata
lo accarezza con mille dita nervose
da ragno tessitore
e colluttando si divincola e quasi cade
sotto il peso dello zoomorfo ammaliatore
scatta ora come un congegno a molla
scricchiola come scala di canne di Malacca
lotta come un Ercole femmina
contro Amore maschio
e infine possedere pare l'immane
dai cinque falli fiammeggiante mostro
trema singhiozzando in un elettrico
vibrato che tutta la pervade
infine sfiancata le vedove cosce magre
allarga riluttante e da sé allontana
lo strumento-amante
a inutile oggetto di lussuria degradato
da lei arpista di grido dal cipiglio
d'una viziata e capricciosa dea d'Omero.
Ma ora è silenzio: il concerto ha inizio.