Versi diversi

EPIGRAMMI, SATIRE, AFORISMI, LIRICHE, RITRATTI E ALTRI DIVERTIMENTI

20 marzo 2006

Farsi guardare

Entrò nel salone con passo lieve
e tutti divennero statue di sale, folgorati dalla sua unica,
inarrivabile qualità:
così sgraziata e goffa,
legnosa e adunca,
così gonfia e panciuta,

e storta e zoppa che nessun velo al mondo
l’avrebbe mai coperta abbastanza.

Ogni veste, anzi, avrebbe
reso
irrimediabile ornandola,
quella stortura diabolica,
folle divertimento del Caso.

Mostro era e mostrandosi

faceva il mestier suo:
esser guardata.
Ma era nuda, per fortuna,
e così passò inosservata.

2 Comments:

Blogger Nico Valerio said...

Strano, questo ritratto satirico è stato giudicato la mia poesia "più cattiva" (nel senso di "malvagia") dall'amica Alessandra Cesselon, che organizza eventi d'arte e scrive anche liriche delicate.
Cattiva? Direi proprio di no, cara Alessandra. Nessuna mia poesia è cattiva. Anzi. E anche questa, se la leggi bene - ha una semantica un po' contorta - è infinitamente buona, ottimistica. Insomma, se il mio corpo è naturalmente così sgraziato e disarmonico che tutti mi guardano folgorati, e questo sguardo "al mostro" m'imbarazza, che faccio? Mi tolgo i vestiti. Il corpo nudo attenua le brutture, anziché accentuarle (come tanti pensano). Nuda, io che sono mostruosa - pensa la protagonista della poesia - sarò solo un po' meno bella degli altri, e così finiranno di guardarmi come un mostro. E, pensateci bene, non è un inno all'ottimismo, alla speranza? Oltreché al compito taumaturgico del corpo naturale, contro l'imbruttimento ipocrita causato dai vestiti e l'invidia degli altri?

8 gennaio 2007 alle ore 14:59  
Blogger Nico Valerio said...

Sì, questa satira è in realtà un eccentrico inno al nudismo. Spiega perché è il vestiario che rende ancora più vistosi, cioè disarmonici, i nostri corpi.

25 novembre 2007 alle ore 13:18  

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