Versi diversi

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19 marzo 2006

Kopros

Al grande catabolita su cui poggia il Mondo

Atro tremulo tentacolo incerto
oscillante nell’ombra
di fenolo e ipoclorito
stalattite bruna
scaturita dalle viscere della vita
eterna colloidale rimembranza
di oscure diaboliche combinazioni alchemiche
fatale metronomo del roteare del mondo
calendario infallibile
per chi vive in pace con se stesso
inconfessato sfogo
che la bella donna in società
nasconde quanto più può in grembo
fino a soccomberne stravolta
testimone privilegiato
dei rari momenti d’abbandono
del manager sfiancato
e della puttana arida e cinica
tu presiedesti alle conquiste di Cesare
in Gallia e di Alessandro in Asia
tu fuoriuscisti con gusto discutibile
dal ventre opimo di Lucullo
come dal rinsecchito cerchio sfinterico
dell’asceta digiunatore a pane e acqua
o dai luridi orifizi del profeta Cristo
in Israele –terra, si sa, povera
di acque lustrali –
il quale era così poco santo
che non poté compiere il miracolo
di ignorarti o di non farti più esistere
tu nero voyeur della Storia
a stento ti cercasti una via
sotto le vesti della regina Vittoria
e ora ti liberi dalle assurde catene
sotto le caste mutande
d’una giovane suora di clausura
che gode, ahimé, quanto più può
nel ritardare la tua dipartita.
Triste per tutti il giorno
anzi maledetto
in cui non vieni alla luce
offuscato da corrusche nubi il cielo
del mattino in cui per intimo
putrido dissolvimento
troppo fluida consistenza assumi
liquido nero dei peccati del mondo
sentina dei mali della società del malessere
nobile ignobile escreto
figlio d’un uomo che ti nasconde
per ottuso pudore di se stesso.
Di te ben si può dire
che sei figlio
del figlio di Dio.