Poesia meta-semantica per geni compresi: il Nantone.
Va ben oltre Palazzeschi e il Futurismo. La poesia meta-semantica o puramente fonetica, al di là d’ogni plausibile significato logico-verbale, tenta la via della pura musicalità ritmica, d’un eversivo non-sense, fino al limite del nichilismo anti-artistico (se non si rivelasse subito auto-ironica). Rinuncia al significato verbale per imitare la musica, anche quella d’avanguardia... I Futuristi sembrano inguaribili tradizionalisti, al confronto. Ma non mancano precedenti illustri a cui mi sono ispirato. Ecco alcuni versi di una poesia meta-semantica dell'orientalista e antropologo Fosco Maraini, padre di Dacia:
«Il lonfo non vaterca né gluisce / e molto raramente barigatta / ma quando soffia il bego a bisce bisce / dilenga un poco, e gnangio s' archipatta....»
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LA PISPA DI NANTONE
Oh, nantone, nantone, perché ti ritelli?
Spande la sirta lieve i suoi travanni
e il blavin colso supera l’irtallo.
Giù nella truina trufa il topogo
e l’afio sgueglio emolle il trigorago.
Vedi? Una medra avevi alla stelma
e col bisetto vivevi da alife. E allora?
Il quispolone e la tisa ora servi,
e l’oporino ti attende al martegallo.
Quanti visaggi, eh, quanti visaggi?
Come se il tormo e l’irca ti tanfassi!
Senti a me: lurpa le dispi e talli,
e più non quemolare.
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AGGIORNATO IL 22 MARZO 2015
8 Comments:
Fa-vo-lo-sa. Davvero inquietante la musicalità. E com'è relativo il significato delle parole!
Mi piace perché è una composizione nichilista. Cioè vuole far capire che le parole significanti non servono: bastano dei suoni. Che noi possiamo interpretare come vogliamo. Musica...:-)
Prof. Anders non sbagli. Del resto perfino nella normale poesia semantica certi versi fanno talmente schifo (tanto sono banali come cansonette) che soccorre mediocremente il ritmo, anzi la pura sonorità...
"L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno dai bei vermigli fior..."
Puro suono, satira o rifiuto della "parola" scritta?
Carinissima! Ho capito tutto!
Oh delizia per le orecchie, per il cervello e financo per il midollo spinale! Versi sippensati e siffatti creano in me piacevol deliquio...
Davvero geniale: rende l'idea. Ma che idea è?
Una possibile ragione dell'efficacia di una composizione simile è data dalla onomatopea. Così si legge, p.es., nel Vocabolario Treccani, che non è neanche uno dei migliori:
Onomatopèa»
onomatopèa (meno com. onomatopèia) s. f. [dal lat. tardo onomatopoeia, gr. ὀνοματοποιία, der. di ὀνοματοποιέω, comp. di ὄνομα -ατος «nome» e ποιέω «fare»]. – In linguistica, modo di arricchimento delle capacità espressive della lingua mediante la creazione di elementi lessicali che vogliono suggerire acusticamente, con l’imitazione fonetica, l’oggetto o l’azione significata; può consistere in un gruppo o in una successione di gruppi fonici (brrr, crac; bau bau, tic tac; din don dan), in una serie di sillabe in unità grafica (patapum, taratatà, chicchirichì), o anche in una successione di più complesse unità ritmiche, per es. interi versi (costituendo in tal caso un accorgimento retorico, comunem. detto armonia imitativa: v. armonia, n. 2). In senso più concr., la serie fonica stessa, o la parola, la locuzione formate in seguito a tale procedimento, alcune delle quali subiscono un completo adattamento grammaticale, con l’aggiunta di desinenze e suffissi che le rendono elementi stabili (soprattutto sostantivi e verbi) del lessico della lingua (così bisbigliare, chioccolare e chioccolìo, tentennare, ecc.); per questi, non si parla più di onomatopea ma di origine onomatopeica, e il fenomeno rientra nel più vasto ambito dell’etimologia. Un particolare tipo di onomatopea è il fonosimbolismo (v. fonosimbolico). ◆ Con sign. simile, il termine è usato nella musica, con riferimento ai suoni imitativi che si hanno, per es., nella musica descrittiva.
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