A chi il lauro e il mirto? A tanti. Anzi, a tutti quanti

LI POVETI DELL'ISTATE ROMANA (1)
Saffo de bborgata,
Mimnermo de Testaccio,
Bbodelér der Zalario,(2)
quant’è duro er Carvario
cor microfono 'n faccia.
Poesia? Poesiaccia:
tutti in piazza pe’ li verzi
e li diverzi, e da 'sto
cambio
er politico ce fa er su'
guadambio.
E artro che verzi: comizi,
manifesti, proclami,
aringhe:(3)
la curtura è 'n zalame legato
co le stringhe.
P’ er popolo cojonazzo
che pure co j' artoparlanti
nun ce capiva 'n cazzo.
Disce: ma Ginsberg,
Ferlinghetti, Ccorso
l’aveveno già fatto, e loro erano
avanti,
erano er Verbo, co' tutti li
Santi.
Ma chi saranno stati! Tre fra
ttanti.
Vòi mette li poetanti
dell’Istate Romana?
Erano tanti, ma proprio
tanti.
Li mejo parasintattici,
metagrammatici,
polisemantici
poetanti.
E artro che Verbo:
ereno verbo, avverbio e
proverbio
e je facevano ‘n baffo a
tutti quanti.
Sì, ridi, ridi, te li ricordi
i readings?
C’era pure Coso, quer poveta
fuso,
che mannava affanculo a pugno
chiuso.
E chi nun ce capiva gnente
applaudiva lo stesso
alegramente:
a quei tempi era l’uso.
Che ttempi.
Contro er Potere? Un ccorno:
je fregava assai ar Governo
che a Roma fusse istate o
inverno.
Perché, come diceva er
Poveta, la curtura
è 'n zalame comprato a uffo
(4)
da spartisse tra ttanti.
Perciò, taja ch’è rosso.(5)
A chi er lauro e er mirto?
A tutti quanti.
A chi er lauro e er mirto?
A tutti quanti.
NOTE
1. Nella Roma del sindaco Argan (critico e storico dell’arte) e dell’assessore alla cultura Nicolini (architetto e creativo inventore della “Estate Romana”), dal 28 al 30 giugno del 1979, sulla spiaggia di Castelporziano, nella confusione più creativa, tra poeti, finti-poeti e il grande popolo dei "sacchi a pelo, andò in scena quello che gli ideatori (Simone Carella, Ulisse Benedetti e Franco Cordelli) chiamarono “Primo festival internazionale dei poeti”.
2. Salario, un quartiere borghese di Roma.
3. Arringhe. Il vizio romanesco di eliminare le doppie suona qui presa in giro.
4. A ufo, cioè a sbafo, o almeno a credito. Ma qui: sul conto di tutti, cioè dei cittadini.
5. Sottinteso: il cocomero. Vuol dire “una pacchia”, un Bengodi per tutti (cfr. G.G. Belli).
IMMAGINE. Allen Ginsberg, uno dei primi teorici (e pratici) della poesia in piazza.
AGGIORNATO IL 22 MARZO 2017
5 Comments:
Una testimonianza realistica dell’evento di Castelporziano.
http://tinyurl.com/posk9p
Ma i poeti dell’Estate Romana non furono solo quelli.
Cattivissimo. Certo che allora tutti si spacciavano per poeti... E, hai ragione, con l'avallo di sindaci e assessori!
Be', che c'era di male? Era la poesia degli assessori... Visto che i loro bilanci erano... prosa!
Se lo sanno Nicolini e Simone Carella... Non so se la prenderanno con umorismo questa satira...:-)
Hai distrutto da par tuo la grande mistificazione delle estati romane.
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