Poesia meta-semantica per geni compresi: il Nantone.
Va ben oltre Palazzeschi e il Futurismo. La poesia meta-semantica o puramente fonetica, al di là d’ogni plausibile significato logico-verbale, tenta la via della pura musicalità ritmica, d’un eversivo non-sense, fino al limite del nichilismo anti-artistico (se non si rivelasse subito auto-ironica). Rinuncia al significato verbale per imitare la musica, anche quella d’avanguardia... I Futuristi sembrano inguaribili tradizionalisti, al confronto. Ma non mancano precedenti illustri a cui mi sono ispirato. Ecco alcuni versi di una poesia meta-semantica dell'orientalista e antropologo Fosco Maraini, padre di Dacia:
«Il lonfo non vaterca né gluisce / e molto raramente barigatta / ma quando soffia il bego a bisce bisce / dilenga un poco, e gnangio s' archipatta....»
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LA PISPA DI NANTONE
Oh, nantone, nantone, perché ti ritelli?
Spande la sirta lieve i suoi travanni
e il blavin colso supera l’irtallo.
Giù nella truina trufa il topogo
e l’afio sgueglio emolle il trigorago.
Vedi? Una medra avevi alla stelma
e col bisetto vivevi da alife. E allora?
Il quispolone e la tisa ora servi,
e l’oporino ti attende al martegallo.
Quanti visaggi, eh, quanti visaggi?
Come se il tormo e l’irca ti tanfassi!
Senti a me: lurpa le dispi e talli,
e più non quemolare.
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AGGIORNATO IL 22 MARZO 2015