Per chi odia i colori, anche la felicità è solo un nome.
vedere se non sei
buio dentro.
E se c’è, deprime.
Già il nero-nero lo urtava.
Un tempo, forse,
c’era il vero nero. Ora non più.
Corrotto da un'ombra di blu,
blu non chimico ma ottico.
Colore disonesto, diceva.
Neanche parlarne:
rifrangenti, loffi, viziosi.
Poco meno che sfumature
di bianco, praticamente.
seduttive, tossiche, tinte
Da vietare per legge.
Roba da malattia mentale.
Sparirebbero pazzi
Sono invenzione arbitraria
e malata d'un cervello troppo
Soffriva, dicevano psichiatri
alternativi, di pseudo distonia
cromatica ossessiva, ultimo
schizofrenia. Macché,
diceva un ciarlatano, aveva
colpito amigdala e ipotalamo
più giù, nell’epididimo),
un virus raro
ai tempi in cui
suo padre fotteva donne
in Angola.
Vedeva così nero dappertutto
che perfino il grigio del cemento
degli architetti di Quarto
Oggiaro e Tor Bella Monaca
(che, però, mica scemi,
abitano a Brera o San Siro, Parioli
o Camilluccia), era troppo
abbacinante per lui,
luce due volte offensiva
per stile e chiarore.
era giusto il venti marzo. Qualche
burocrate infelice terminale
l'aveva eletto Giornata
mondiale della Felicità.
L’infelice idea gli piacque
e si adeguò. Che non si dicesse
in giro, dopo morto, che era lui
il diverso, lo strano
sempre in disaccordo col Mondo.
Anzi, lo seguiva.
infelici e affranti, si dichiarò felice.
Gettandoli nella più cupa
disperazione.
E così spirò senza quei soliti
lamenti da infelici
alle ore 18 e 15
della Giornata mondiale
della Felicità.
IMMAGINE. Luca Signorelli, grande pittore del Rinascimento: studio a matita per una testa maschile.
AGGIORNATO IL 20 MARZO 2017